IL XVI SECOLO

1506 - APPROVAZIONE CULTO PUBBLICO DELLA SINDONE

In data 11 Giugno 1502, tramite una solenne processione, la Sindone fu trasferita all’interno della Cappella Ducale, annessa al Castello di Chambery (in Savoia), anche se tale sistemazione diverrà definitiva nel 1506, anno di grande importanza nella storia del Sacro Telo. 

Quell’anno, infatti, a seguito di una formale richiesta da parte del Duca Carlo II e della madre, vennero approvati da Papa Giulio II (nato Giuliano Della Rovere) il culto pubblico e l’ufficio liturgico della Sindone. Per celebrare tale ricorrenza fu scelta la data del 4 Maggio.

Va comunque evidenziato che tale decisione non voleva essere un avallo di autenticità della Sindone, tuttavia questo atto portava con sé un enorme significato. 

La Chiesa infatti, riconosceva il valore del culto riservato alla Sindone, che diventa così presenza “accolta”, facendo il proprio ingresso nella storia ecclesiastica. 

1532 - L'INCENDIO ALLA SAINT-CHAPELLE DI CHAMBERY

Durante la notte tra il 3 ed il 4 Dicembre del 1532, un violento incendio, peraltro non l’unico che si ricorda nella storia del Castello di Chambery, devastò la Cappella e mise in grave pericolo la Sindone che fu salvata a stento anche se purtroppo non ne restò totalmente indenne a causa dei danni subiti in quella circostanza. Dopo una ricognizione effettuata in data 15 Aprile 1534, allo scopo di mettere a tacere le voci che sostenevano come la Sindone fosse andata completamente distrutta, voci alimentate dall’annullamento dell’Ostensione del 4 Maggio 1533, venne appurato che, seppure danneggiata la Sindone era la stessa di quella venerata prima dell’incendio. 

Il giorno dopo la Sindone venne portata al Monastero di Santa Chiara, sempre a Chambery, dove le Clarisse effettuarono una serie di interventi atti a rinforzare la struttura del tessuto. In 15 giorni di lavoro eseguito in ginocchio e attraverso l’utilizzo di aghi d’oro fu dapprima cucito sul retro della Sindone in tutta la sua lunghezza un telo detto d’Olanda; in seguito furono applicati i rattoppi nelle aree maggiormente danneggiate, mediante l’uso di lini di corporale. 

IL VERBALE DELLE CLARISSE DI CHAMBERY

Fu così che la Sindone “riparata” rientrò al Castello dei Duchi di Savoia. Delle operazioni di restauro effettuate dalle Clarisse è testimonianza un verbale che ripercorre le operazioni compiute oltre ad una commovente descrizione di ciò che si vede sulla Sindone.  (Vedi Pdf Relazione suore Clarisse di Chambery)

1578 - LA SINDONE A TORINO

Dopo un discreto numero di anni complessi per i Duchi di Savoia, i quali furono costretti per un certo periodo ad abbandonare Chambery, riparando a Vercelli e portando con sé la Sindone. 

Fu in questa città che si registra , nel Novembre del 1553, il coraggioso salvataggio della Sindone, oggetto degli interessi delle truppe Francesi penetrate in città da parte del canonico Giovanni Antonio Costa. 

Nel 1561 i Duchi di Savoia (e la Sindone) rientrarono a Chambery, tuttavia nuovi scenari imporranno in breve tempo importanti decisioni politiche che vedranno nuovamente l’Italia protagonista, non più come luogo di rifugio, ma come trasferimento del centro di comando. Non più quindi Chambery, ma Torino.

L’occasione per il trasferimento della Sindone si presentò quando San Carlo Borromeo, arcivescovo di Milano espresse il desiderio di recarsi a piedi in pellegrinaggio in Francia per venerare il Sacro Telo a scioglimento di un voto fatto durante la peste che nel 1576 aveva decimato Milano e la Lombardia. 

Va comunque detto che, sebbene i Savoia erano i proprietari della Sindone, non sarebbe stato facile convincere i canonici della Saint Chapelle e più in generale i credenti del luogo  all’ipotesi di un nuovo trasloco del telo. 

L’idea di abbreviare il viaggio di un uomo conosciuto anche in territorio francese fu la molla che convinse i canonici ad accettare il trasferimento della Sindone a Torino, a patto che tale trasferimento fosse temporaneo… ma una volta lasciata la Francia, la Sindone non vi farà più ritorno. 

Fu così che la Sindone arrivò in gran segreto a Torino, conservata ripiegata in un contenitore in legno, il 14 Settembre del 1578 seguendo un percorso che dalla Savoia attraversò Aosta, Ivrea, Ciriè, Lucento. 

Intanto il cammino di San Carlo Borromeo non fu certamente agevole. Quattro giorni di cammino accompagnato da una pioggia incessante; ad ogni modo il 10 Ottobre del 1578 il Borromeo si trovò davanti alla Sindone potendola così venerare grazie ad una ostensione provata preparata in suo onore. 

Successivamente la venerazione continuò in forma pubblica. 

San Carlo Borromeo
Cassetta utilizzata per trasporto Sindone da Chambery a Torino