IL XIV SECOLO

LA SINDONE A LIREY - GEOFFROY DE CHARNY

Nel 1349, il cavaliere Geoffroy De Charny, dopo avere ottenuto la liberazione a seguito di una prigionia da parte degli Inglesi (si era nel pieno della “Guerra dei 100 anni), decide di edificare una piccola chiesa, originariamente in legno, nel suo feudo a Lirey (Francia). La Chiesa sarà dedicata all’Assunzione di Maria Vergine. 

Una volta terminata la costruzione dell’edificio, nel 1353 Geoffroy fonda un capitolo di canonici e con ogni probabilità, poco tempo dopo, vi pone la Sindone, che con ragionevole certezza è la stessa oggi conservata a Torino. Si ha dunque la prima ostensione “ufficiale” del telo, fatto avvenuto certamente prima del 19 Settembre del 1356 quando il De Charny, muore valorosamente nel corso della Battaglia di Poitiers. 

Testimonianza di quella (o quelle) primitiva ostensione è una insegna di pellegrinaggio, un medaglione in piombo e stagno, dalle dimensioni di cm. 4,5 x 6,2. Si tratta di una testimonianza di notevole valore per il fatto che indica come venisse esposta la Sindone in modo da mostrare sia l’immagine frontale sia quella dorsale. Il bassorilievo di metallo sbalzato,  riproduce la Sindone, gli stemmi nobiliari di Geoffroy de Charny e di Jeanne de Vergy (sua seconda moglie), il sepolcro e gli strumenti della Passione al centro. È in assoluto la prima rappresentazione della Sindone di Torino.

 

LA CONTROVERSIA DI LIREY

Nel 1389, Geoffroy II De Charny (figlio del Geoffroy morto nel 1356) ottiene il permesso di ricollocare nuovamente la Sindone nella chiesa fatta edificare dal padre, tra il disappunto del Vescovo della Diocesi di Troyes (nel cui territorio ricade Lirey), Pierre D’Arcis, il quale era convinto che tale permesso non prevedesse l’effettuazione di una nuova ostensione, fatto arbitrariamente deciso, secondo il Vescovo, dai canonici. Proibisce allora, pena scomunica che la Sindone venga esposta. Dopo una serie di fatti, tra i quali, il non riuscito tentativo di requisizione della Sindone, nel 1389 viene redatto un documento con il quale si fa un riassunto di quanto accaduto in quel periodo e si afferma come, durante una inchiesta effettuata ai tempi di un predecessore del D’Arcis (il Vescovo Henry de Poitiers), si fosse scoperta che la Sindone in realtà non era altro che un dipinto e che addirittura fosse stato individuato anche colui che la aveva realizzata. La questione interesserà anche il Papa di Avignone Clemente VII (Robert de Genève), il quale cercherà di trovare un compromesso tra le parti, permettendo le ostensioni, ma senza alcuno sfarzo oltre a fare si che si dichiari che quella esposta non è la Sindone di Nostro Signore, ma una sua rappresentazione. Il vescovo D’Arcis, non potrà opporsi alle decisioni papali, fino a quando le disposizioni sopra accennate saranno rispettate.  Tali disposizioni subiranno comunque delle modifiche. Inoltre lo stesso Clemente VII pochi mesi più tardi, concederà delle indulgenze per coloro che si recheranno a visitare la chiesa di Lirey.